Il 7 Novembre 2017, dopo 52 ore di travaglio, vedevo per la prima volta mia nipote.
Non potevo immaginare che quella creaturina così piccola mi avrebbe cambiato la vita già dalle prime ore della sua nascita. Mia sorella ha scelto il parto in casa, una scelta difficile da maturare oggi, che viene interpretata a volte come un gesto folle e irresponsabile.
Io posso dirti che è stata la cosa più bella a cui abbia assistito, perché c’ero. Ci sono stata sin dall’inizio del travaglio, in cui mia sorella ha iniziato con le contrazioni.
Da quel momento si sono susseguite le due ostetriche che l’assistevano nel parto in acqua e attorno a lei il compagno, io, mia madre e mia sorella più piccola.
Un vero e proprio cerchio di donne intorno a mia nipote, che alternandosi portavano cibo, acqua, asciugamani, sistemavano il diffusore con gli oli essenziali, cambiavano i cd musicali, il tutto in un’atmosfera calda e accogliente in cui l’unica cosa da fare era aspettare che arrivasse il momento della nascita.
Ho passato due notti insonni, dove il sonno ti toglie lucidità e alimenta paure ancestrali legate al parto.
L’esperienza più potente a cui abbia mai assistito grazie alla nascita di mia nipote
Non saprei descrivere a parole l’esperienza che ho vissuto. So solo che è stata potentissima e che mai come in quell’occasione ho sentito un’energia femminile così potente. Una forza dirompente e ancestrale che accomuna tutte le donne dall’alba dei tempi, in quella che è l’esperienza del parto.
Ho avuto il privilegio di assistere una donna che dà alla luce a una nuova vita.
Basterebbe questo semplice concetto per azzerare tutti i discorsi sulla parità di genere, perché la donna e l’uomo hanno due funzioni diverse, complementari e importanti. Così come il maschile e il femminile dentro ognuno di noi, dove l’uno non può esistere senza l’altro.
Un’esperienza che mi ha segnata sin da subito, perché dopo 52 ore di travaglio in cui poter finalmente vedere il viso di quella creaturina, ho avuto il ciclo mestruale. Un ciclo arrivato appena due ore dopo dal parto e con una settimana di anticipo, una cosa mai successa nella mia vita.
Avrei dovuto capire già da questo episodio che quella creaturina appena nata mi avrebbe cambiato la vita per sempre.
Un’anima saggia in un corpo di bambina
La prima volta che mia sorella mi ha messo in braccio mia nipote mi tremavano le mani. Ho osservato che guardava mia sorella allontanarsi senza toglierle lo sguardo di dosso. Con una sensazione di amore e gratitudine infinita, come a dire “tu sei la mia vita”. Una sensazione che mi ha sciolto il cuore. Questo è stato il primo dei tanti episodi che si sono susseguiti e che si susseguono tutt’ora.
Mia nipote mi ha insegnato l’amore, la gioia e l’accoglienza.
Grazie alla sua presenza, ho compreso quanto fosse radicata la mia paura del giudizio e quanto questa paura stesse infettando tutti gli aspetti della mia vita. Quando sono con lei, posso essere semplicemente io. Non la Veronica con i suoi titoli, il suo lavoro, le aspettative da non disattendere e gli obiettivi da raggiungere, ma la Veronica che nel momento presente semplicemente è, esiste, nella sua unicità.
Con lei, ho compreso ancora più in profondità cosa vuol dire, appunto, essere unici e autentici.
Per me che su quest’argomento ci ho scritto un libro, è stato ancora più sfidante andare a fondo. Eppure, non mi sono tirata mai indietro. Ho approfondito con maggior consapevolezza i concetti legati alla propria missione e la relazione con la famiglia. Sono andata alla ricerca delle mie radici, del mio albero genealogico e sfidato paure e resistenze.
L’ultimo anno è stato il più bello ma anche il più difficile, perché il lavoro interiore è in continua evoluzione e ci sono sempre nuovi aspetti da cogliere, vecchi nodi da sciogliere e nuove direzioni da prendere senza aver paura del cambiamento.
Auguri Artemisia per il tuo primo anno. Grazie per avermi scelto come zia e avermi guidata in questo percorso di crescita interiore con accoglienza.
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