La dieta per la PMA è consigliabile per diversi motivi, con l’obiettivo di accompagnare una donna verso un percorso di fecondazione assistita al meglio. In questo articolo rispondo alle cinque domande che mi vengono poste più spesso su alimentazione e fertilità.

1) L’alimentazione può migliorare la fertilità?

La risposta è , ma necessita di alcune precisazioni.

Ogni donna ha una riserva e una qualità ovarica che sono influenzate dalla madre e dalla nonna, insieme a quelle che sono le sue caratteristiche genetiche.

Con l’alimentazione possiamo far sì che la maturazione dell’ovocita (contenuto nel follicolo) avvenga al meglio, affinché esso abbia tutti i nutrienti per svilupparsi e maturare, fino al momento dello scoppio del follicolo in cui c’è il momento dell’ovulazione.

Con la dieta quindi possiamo migliorare le diverse fasi ormonali, supportare la maturazione follicolare e preparare il corpo ad accogliere l’embrione. Quello su cui l’alimentazione non può fare nulla è la riserva ovarica, legata più alle caratteristiche genetiche.

In caso di ovodonazione e quindi di fecondazione eterologa, possiamo adattare la dieta alle diverse fasi della PMA così che una donna possa sentirsi al meglio e avere un ambiente interno quanto più possibile accogliente.

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2) L’alimentazione può influenzare il sesso del bambino?

Sembra strano, eppure è una domanda che mi è capitato di ricevere. La risposta qui è un netto no. L’alimentazione non può in alcun modo influenzare il sesso del bambino, che è dettato dal patrimonio genetico della madre e del padre quando si incontrano.

3) Quali sono le fasi della dieta nel percorso di PMA?

Nella mia metodologia vado a creare un piano nutrizionale sulla base delle caratteristiche della donna e della sua forma del corpo. A cui si aggiungono i diversi momenti di un percorso di PMA che in genere prevedono:

  • stimolazione ovarica – dieta a supporto del fegato
  • pick-up con prelievo di ovociti – dieta a supporto del gonfiore e del prelievo
  • transfer – dieta a supporto del transfer
  • post-transfer – dieta a supporto dell’attecchimento embrionale in utero

Le fasi quindi generalmente sono quattro, che vanno poi adattate al singolo caso. Le fasi durano un tempo variabile, per esempio: la fase di dieta del pick up può durante solo 3 giorni. Oppure quella del post-transfer fino a due settimane, dove l’alimentazione viene cambiata passo dopo passo con le diverse associazioni alimentari.

4) Quanto tempo prima bisogna iniziare con una dieta per la PMA?

Affinché l’alimentazione sia efficace e di supporto come affiancamento a un percorso di PMA è consigliabile iniziare almeno tre mesi prima dall’iter di fecondazione assistita in programma. Questo vale non solo per la PMA ma anche in caso di preparazione al concepimento di una gravidanza in modo naturale.

5) La dieta chetogenica è consigliata durante un percorso di PMA?

Dipende. La chetogenica è una dieta molto restrittiva, basata per lo più su proteine e acidi grassi come macronutrienti, che ha determinati obiettivi. Può essere utilizzata in preparazione a un percorso di PMA, iniziando almeno quattro mesi prima dell’iter di fecondazione assistita per migliorare un sovrappeso o delle adiposità localizzate che potrebbero compromettere la buona riuscita della PMA.

Utilizzare invece la chetogenica durante un percorso di PMA è assolutamente sconsigliato. Poiché il corpo ha bisogno di tutti i macronutrienti e i micronutrienti utili al suo funzionamento fisiologico.

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